Dopo una torrida estate, si ritorna alla sontuaria routine. Incominciamo settembre con un romanzo dalle tinte cupe, quasi autunnali come se già preannunciasse la stagione che sta per arrivare. "Hedera" non è un semplice libro, all'interno vi sono numerose illustrazioni che prevalgono sulla scena per farci immergere completamente nella storia.
Editore: Becco Giallo
Formato: Nome Editore
Prezzo: Flessibile 22,00€
Pagine: 184
Trama: Dartmoor, Inghilterra, 1826. Il corpo di Edith Wilton, giovane donna dai lunghi capelli rossi, viene ritrovato senza vita sulla riva di un fiume, completamente avvolto da hedera helix o edera comune. A eseguire la sua autopsia è il dottor Charles Norland, un uomo di scienza tormentato dai ricordi della guerra anglo-nepalese, che si è da poco rifugiato nel Devonshire in cerca di pace. L’edera è ovunque, tra i capelli della ragazza, nei vestiti, fra le dita dei piedi, e la prima supposizione del medico è che si tratti di suicidio. Ma è solo l’ipotesi più logica di un mistero che ben presto perde ogni aspetto di razionalità e inizia a mietere nuove vittime. Chi era davvero Edith Wilton? La ricerca della verità sulla morte della ragazza dell’edera si trasforma lentamente in un’ossessione, trascinando il dottor Norland in una realtà popolata da antichi riti celtici e da una natura potente e inquieta. Una realtà primordiale che sfugge alle regole dell’uomo, di cui il villaggio di Dartmoor sembra essere la porta e la giovane Edith Wilton la chiave
Il libro si apre con un omicidio, la bellissima Edith è morta inspiegabilmente. Persino il medico legale, Charles ne è dubbioso. Quest'ultimo personaggio della vicenda, la sua personalità è l'antieroe per eccellenza. Un uomo vinto dalla vita, dove nei suoi ricordi aleggiano gli attimi della guerra e gli incubi che essa gli ha lasciato. Sicuramente affetto da un disturbo post traumatico da stress, lo stesso dottore si ritroverà catapultato in una scia di indizi e situazioni surreali.
Nonostante apprezzi le personalità così "sofferenti" e cupe, dove l'oblio non gli lascia scampo. Il protagonista mi ha lasciato un po' interdetta, mi sarei aspettata un'evoluzione psicologica molto più marcata dove l'uomo ormai non era più vinto dalla sua stessa vita. C'è qualcosa di rotto in lui, come uno spazio vuoto tra le costole che non si riesce a colmare. E il lettore lo percepisce, comprende ed abbraccia l'ignoto.
D'altro canto il Dott. Norland non riesce a darsi pace sulla morte della giovane dai capelli rossi. Inspiegabilmente incomincia a vederla, a percepirla e tutto ciò lo porterà in confine dove la realtà e l'onirico si fondono.
Il POV del protagonista verrà alternato a quello di Edith, conosceremo la ragazza e guarderemo nella sua fragilità. Un'anima sola e allo stesso tempo distrutta da un dolore indicibile, ma allora perchè è stata uccisa? O lei stessa ha compiuto quell'atto estremo per poter mettere fine alle sue sofferenze?
Sicuramente l'introspezione psicologica dei vari personaggi, anche quelli secondari, richiedeva maggiore particolari e leggeri approfondimenti. Incontreremo varie personalità, tra questi spiccherà un concetto che tutt'ora predomina nel nostro quotidiano: l'avidità umana.
L'uomo ha sempre bramato qualcosa sulla Terra, ha ricercato da sempre la sua fonte di piacere e soprattutto tende a fuggire da ciò che lo terrorizza di più mettendo in atto condotte compensatorie (molto spesso anche immorali).
Gli uomini fuggono e traggono vantaggio per i loro scopi, come un circolo vizioso all'interno della quieta cittadina di Dartmoor c'è qualcuno nell'ombra. Come una grande macchina d'assemblaggio sentiamo e percepiamo nell'aria qualcosa di strano, ma saranno i cittadini ad aiutarci o dovremmo cavarcela assieme a Charles?
«E con un morso si prese il paese e con un altro il cielo stellato, la luna, il mondo.»
Molto interessante la parte sui rituali celtici. Essendo amante della mitologia, e in particolare di quest'ultima branca, ho trovato minuzioso lo studio dedicatogli.
Infatti all'interno del romanzo potremmo denotare ciò che per i Celti significava la natura: madre distruttrice ma anche fedele compagna. Non indifferente è la visione del druido, uomo viaggiatore di mondi terreni e ultraterreni.
Il tutto ci fa da sfondo, non dobbiamo perdere nessun tipo di particolare come ad esempio la scelta anche del titolo "Hedera".
L'edera per i Celti era considerata la pianta dell'immortalità, legata al culto del drago e del serpente. Per loro era simbolo di Natura e di eternità, molto probabilmente per la sua caratteristica rampicante e soprattutto resistente.
Da appassionata, non posso che aver notato queste piccolezze a livello narrativo. Ma se l'Edera è la pianta dell'immortalità, che cosa c'entra con tutta la vicenda?
L'alternarsi continuo di punti di vista, è riuscito a coinvolgermi parecchio. A volte sono rimasta incollata alle pagine con il fiato sospeso, ma in alcuni capitoli ho denotato alcune incongruenze come se mancasse un qualcosa da filo conduttore.
La cittadina di Dartmoor è cupa, attraverso le pagine si può sentire il freddo scorrerci sulla pelle e insinuarsi tra le nostre ossa.
Il worldbuinding è accennato, ma a compensare vi sono le numerose illustrazioni che ci accompagneranno per tutta la lettura. Tutti i tasselli di un puzzle si ricomporranno e man mano conosceremo la verità dietro la quieta cittadina.
Riti celtici, sangue e dolore. É così che possiamo descrivere a pieno l'opera di Targhetta, arriveremo al punto di chiederci chi è reale e chi no. E se tutto ciò che abbiamo vissuto tra le pagine è stato frutto di un sogno.
«Che cosa sono i sogni?Possibile che siano un insieme casuale di elementi che occupano la nostra mentre dormiamo? Pensieri fortuiti e imprevedibili che abitano nella nostra testa in attesa del nostro sonno?
La narrazione è abbastanza scorrevole, infatti le pagine scorrono sotto i nostri occhi accompagnate dalle belle illustrazioni. A livello lessicale ho riscontrato qualche refuso e qualche ripetizione, che mi hanno fatto storcere il naso.
Il lessico utilizzato è molto semplice e lineare, infatti non appesantisce la lettura e tutto ciò rende dinamicità alla storia. Non ho apprezzato sicuramente alcuni finali o meglio destini lasciati in sospeso. Avrei preferito che la storia presentasse più una dinamicità nel tessere le varie vite che incontriamo, ho riscontrato ciò anche nel finale. Il quale ho trovato un po' frettoloso e senza tanti fronzoli.
Ho sobbalzato a qualche colpo finale inaspettato, che mi hanno suscitato molta curiosità e voglia di conoscere. Il mistery lascia spazio all'onirico che ci trasporterà in una dimensione a noi sconosciuta.
E tu sei pronto a seguire Edith nell'edera per scoprire qualcosa sulla sua morte? Ti lascerai trasportare dal sogno?
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