lunedì 3 agosto 2020

Recensione:"Gli scomparsi" di Alessia Tripaldi.

Un thriller denso e affascinante, è così che Alessia Tripaldi ci presenta il suo romanzo d'esordio. Un libro introspettivo, molto psicologico dove le montagne dell'Abruzzo incorniciano tutta la vicenda. Il bosco nasconde sempre dei segreti, non vivremo un sogno attraverso di esso ma ci avventureremo in incubo senza fine. 


GLI SCOMPARSI
Alessia Tripaldi

Editore: Rizzoli Libri
Formato: Copertina Flessibile & Ebook
Prezzo: Flessibile 19,00€ Ebook 9,99€
Pagine: 398
Trama: Un cadavere mutilato emerge da un tumulo di sterpaglie. Un ragazzo scalzo e magro dice di chiamarsi Leone e che quello è il corpo di suo padre, con cui ha sempre vissuto nei boschi. Quale segreto si nasconde tra le montagne impenetrabili del Centro Italia? La risposta spetta al commissario Lucia Pacinotti. «Un'altra sigaretta e poi vado» è la frase che ripete tra sé mentre è appostata in macchina cercando il coraggio di bussare alla porta del suo vecchio compagno di università, Marco Lombroso. Nonostante la frattura improvvisa che li ha separati anni prima, lui è l'unico che può aiutarla a dipanare il mistero del "ragazzo dei boschi". Ciò che Lucia non sa è che bussando a quella porta costringerà Marco a riaprire anche il vecchio baule ereditato dal suo avo, Cesare Lombroso. Tra le pagine dell'Atlante dei criminali, nei pattern che collegano i crimini più efferati della Storia, si cela la verità, ma per trovarla è necessario addentrarsi nei fitti boschi delle montagne e in quelli ancora più intricati dell'ossessione per il male.

Marco Lombroso non è un personaggio molto semplice da analizzare, ma una cosa è certa: si sente oppresso dal cognome che porta. Il giovane è discendente del famoso Cesare Lombroso, il quale attraverso i suoi studi decretò i primi passi per la criminologia. Il suo avo analizzò i crani delle persone e da lì si poteva decretare se una persona fosse o meno un assassino, ovviamente ciò non viene più utilizzato nella criminologia moderna. 
Ma torniamo a Marco, egli è un uomo vinto dalla vita e che si lascia trasportare dalla sua ambivalenza. Se agli occhi di Lucia, egli può apparire geniale e meticoloso a qualcun'altro può sembrare un semplice uomo che si fa strada grazie alla sua discendenza. 
L'ambivalenza del suo personaggio è dovuta alla paura di mostrarsi per ciò che è, ovvero una persona capace di saper analizzare l'assassino. 
E' così terrorizzato da mostrarsi per ciò che è che schiva le persone per cui prova dell'affetto, tra cui Lucia. 

Se Marco è così taciturno ed osservatore, Lucia riesce a cogliere ogni cosa però scoppiettando ovvero l'essere un'esplosione di sentimenti. La donna ha subito provato un feeling con Marco, che la faceva appassionare sempre di più alla criminologia. 
Marco e Lucia si configurano come la coppia di investigazione più classica. Uno inquieto e più a suo agio con i criminali e le loro vittime. L’altra metodica, determinata ma anche profondamente empatica, la quale costituisce il lato umano dell’indagine.

"E' quello che Jung chiama <<lato ombra>>. Se sei troppo autonomo finisci col diventare cinico. Se sei troppo combattivo finisci col vedere soltanto le tue ragioni. Se rilanci sempre non darai mai capace di fermarti a guardare qualcosa di stabile. La mia idea è che le menti criminali non siano altro che questo: l'espressione psicotica del lato ombra."
 Nel romanzo potremo analizzare la controversa figura di Cesare Lombroso, incitandoci sempre di più a scoprire le sue teorie sui criminali. Ma non solo questo, l'autrice mira anche a farci comprendere come questo personaggio storico abbia avuto un impatto notevole sulla criminologia moderna. Marco assieme alle teorie del suo trisavolo e alle teorie di Jung, riesce a farci comprendere ogni pattern e tipologia di assassini. 
Sono degli elementi abbastanza succosi e molto interessanti, infatti io che sono una studentessa di psicologia mi sono appassionata e concentrata molto su questi fatti narrati. 

Ma la predisposizione di una persona aggressiva e senza cuore, è reale? Può la sua fisionomia farci capire se sarà un assassino? Gli Archetipi ci possono aiutare ad individuare i colpevoli? Il romanzo ci insinua queste domande, le quali ci entrano fin dentro le ossa e non ci lasciano più.

Lo scenario lugubre viene accompagnato da sentimenti di paura e comprensione del pericolo. L'autrice è riuscita a descrivere delle sensazioni così complesse che le pagine ne sono intrinse, e fanno percepire al lettore ogni singola emozione. 
Dobbiamo abbandonare l'idea del bosco pacifico e ristoratore, poichè al suo interno si nascondo oscuri segreti. I mostri che si aggirano tra gli alberi popolano i sogni dei protagonisti, ma anche i nostri. Facendoci accapponare la pelle per ogni violenza o scena cruda, le quali ci attanagliano lo stomaco senza lasciarlo più andare. La vicenda che vede Marco e Lucia in azione, è qualcosa di veramente oscuro e complesso. Un piano delineato e tessuto per chissà quanto tempo, dove la vittima ne è uno dei protagonisti. Perchè Leone si aggirava per il bosco, sarà lui il colpevole o c'è qualcosa ancora di più lugubre da svelare?

"Esiste il criminale nato, il predestinato alla devianza e alla violenza? Oppure è possibile insegnare a un potenziale criminale come combattere il lato ombra?"
Un thriller avvincente, che ci avvolge alle pagine mentre la tensione sale sempre più. Un romanzo reale e crudo, dove la paura viene percepita poiché può accadere realmente. Fondamentale è la trasmissione di queste paure e certezze, che ci attanagliano l'anima e dove l'autrice è riuscita a coinvolgermi. Il crimine viene esposto per permettere la comprensione di ciò che può essere vissuto dalla vittime. Innocenti che non comprendono ciò che accade, il che lascia pensare che forse sia un bene. Con questo libro ci si addentra completamente nel lato patologico e morboso dell'essere umano. Ogni elemento è ricercato e studiato nei minimi dettagli, in modo da lasciare il lettore stupito ma allo stesso tempo ci fa comprendere la minuzia della Tripaldi. 

"Si era iscritto a Psicologia: per trovare la chiave d'accesso alle zone d'ombra della mente umana."

La narrazione è fluida e scorrevole.I brevi capitoli incentivano la continuazione, e i colpi di scena fanno sì che la lettura sia curiosa e molto coinvolgente. Il lessico utilizzato è duro, crudo e diretto. Infatti non verremo risparmiati da scene di violenza ma non soltanto fisica ma anche psicologica, la quale ci colpisce nel nostro Io più profondo. Nonostante questi elementi così reali, la Tripaldi riesce ad essere delicata in modo da farci turbare ulteriormente. Riusciamo a comprendere ogni sfumatura del reato, poichè è come se lo stessimo vivendo in prima persona e a fianco a dei personaggi molto singolari. Ci sentiamo coinvolti fino al punto di chiederci che fine faranno i personaggi, ricercando in loro qualche verità o punto oscuro. Vi sono state alcune situazioni che mi hanno fatto storcere il naso, ma ammetto che sono state veramente rare. Le pagine del romanzo ci immergono in una storia e vicenda costruita con magistralità e peculiarità. Ogni elemento è fondamentale e di vitale importanza per l'indagine, riusciranno Lucia e Marco a trovare il vero assassino? Ma soprattutto sei pronto a scoprire chi aggira nel bosco indisturbato?

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