giovedì 13 luglio 2023

Recensione: "Una fame da lupi" di Adelaide Tamm.

 L'autrice con il suo romanzo ci pone davanti a due scelte: rinascita o sofferenza. Quest'ultime sono facce della stessa medaglia e meglio non può essere spiegato dalla penna delicata della Tamm. Non si sceglie di avere un DCA (disturbo del comportamento alimentare) e, l'autrice e protagonista del libro ci fa conoscere, evocando l'empatia, il suo percorso verso la risalita dall'abisso. 


UNA FAME DA LUPI
Adelaide Tamm


Editore: Gruppo Albatros Il Filo
Formato: Copertina flessibile &/ Ebook
Prezzo: Flessibile 9,90€ Ebook 6,64€
Pagine: 60
Trama: Il profondo baratro dei disturbi del comportamento alimentare in cui cade la protagonista di Una fame da lupi di Adelaide Tamm è indice di un enorme disagio psicofisico generato da incomprensioni, senso di inadeguatezza e assenza di autostima. Incapace di combattere contro i Lupi e di far valere le proprie ragioni, soccombe e dichiara guerra a sé stessa, ingurgitando tutto il suo disagio per poi riversarlo e liberarsene. Adelaide tratteggia una storia molto delicata, legata ai disagi alimentari e a ciò che comporta condividerne le conseguenze con l'ambiente circostante. È un racconto-testimonianza in cui la protagonista si regala un'altra possibilità; la consapevolezza la induce a intraprendere un percorso in cui una debole luce in fondo al tunnel si intravede: è quella della salvezza, della rinascita. Il romanzo breve della nostra brava Autrice sarà d'esempio alle tante persone che costantemente condividono i loro disagi con le alterazioni del comportamento alimentare: piaga della società moderna, testimoniante la disagevole appartenenza ad un mondo che si avverte sempre più estraneo a sé stessi.

I Lupi voraci divorano l'essenza dell'autrice, la sbranano dal profondo dalle sue membra alla sua mente. Tutto diviene buio, spaventoso ma allo stesso tempo confortante. Il malessere psicologico diviene un malessere anche fisico, la somatizzazione e la paura di far uscire i Lupi allo scoperto sono troppo da poter sopportare.  
Sentirsi invisibile agli occhi degli altri ma allo stesso tempo percepire gli loro occhi che indagano sul quel corpo di cui non senti più di esser padrone. I DCA si sviluppano in modo subdolo, la mente della persona non riesce a riesce a comprendere il circolo vizioso in cui è fin quando non è messo di fronte all'evidenza. Adelaide Tamm aveva paura che uccidendo i Lupi la sbranassero, ma è stata lei a sbranare loro. 
Le pagine di questo romanzo breve traspirano dolore, rinascita, paura ma anche tanta determinazione per la risalita dall'abisso. Il buio ha scrutato l'anima della scrittrice, ha cercato di avvizzire il suo essere e di recidere la sua linfa vitale. Il suo corpo racconta una storia ma è anche la sua casa. Il volume ci colpisce per la sua capacità evocativa, mettendoci di fronte alle paure e le difficoltà sviluppate a causa di un DCA, una realtà odierna ma così tanto sottovalutata. Ci presenta non solo le difficoltà affrontate ma anche quanto sia essenziale il contesto sociale e di quanto spesso la nostra società non mostri empatia nei confronti di una persona che soffre.

Adelaide Tamm pone attenzione sull'invisibilità del dolore degli altri, costringendoci anche a un esame di coscienza per apprendere che se una persona soffre non sempre riesce a esternarlo. Il tema della rinascita dopo la sofferenza permea ogni pagina. Una nuova possibilità di riscatto e della forza che ne traiamo dall'uscita dal tunnel. Una forza che ci spinge a andare avanti non dimenticando ciò che è stato, ma facendolo proprio. Un elemento essenziale è quello di comprendersi, di chiedere aiuto e di piangere se è necessario. Poter autodeterminarsi è ciò che la stessa autrice invita il lettore, a affrontare i suoi Lupi a testa alta. 
Una penna delicata che ci racconta il dolore di una donna fra rinascita e abbandono. Un rinnovarsi costantemente verso le cattiverie della vita, dalla crudeltà gratuita dell'altro. Le insidie della vita a cui dai molto e ricevi soltanto briciole è questo che vuole trasmettere l'autrice: l'autenticità di un gesto. 
L'essere autentico e genuino di fronte a tutto ciò che circonda e ci accade, sempre nonostante tutto. La storia di Adelaide mi è entrata nel profondo a tal punto da scavarmi l'anima. Durante la lettura ho pensato molto a una canzone di Michele Bravi, "Storia del mio corpo" e credo sia doveroso citarlo. 
«Il mio corpo è una casa che mi porto addosso
Sopra i muri ha scritto quello che è successo
L'ho buttato sopra una poltrona senza cura
Come fosse di un'altra persona
E l'ho spogliato e dato al vento come una bandiera
L'ho aperto e chiuso come avesse dietro una cerniera
E l'ho sentito urlare vivimi, vivimi, vivimi.»
Il lessico è semplice e diretto, proprio che la narrazione fosse un racconto della propria storia al lettore stesso. La delicatezza dei temi trattati ci ammalia e rapisce, per non parlare per la "leggerezza" della prosa. La Tamm entra in empatia con il lettore e, grazie alla brevità dei capitoli e le canzoni a ogni inizio ci fa addentrare nel suo baratro.
Ma la risalita arriverà, seppur con lentezza, finalmente si potrà vedere la luce. 
 
Se guardi a lungo nell'abisso, 
l'abisso guarderà dentro di te.

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